FARFUGIUM JAPONICUM
una storia d’amore – io e il farfugium japonicum

questo a sinistra è il mio farfugium japonicum. è stato straordinariamente difficile entrarne in possesso. è incredibilmente comune, ma non la trovavo in vendita. mi sporgevo in giardinetti pittoreschi per guardarla e non la ritrovavo in nessun vivaio. a dirla tutta in pianura non è diffusa e non sapevo come chiamarla. nemmeno quello.
Esistono piante comunissime, che ci sono in tutti i giardini e che nei vivai non si trovano: principalmente perché non vanno più di moda, e anche perché sono piante robuste che sono sopravvissute da quando andavano di moda e si piantavano nei giardini.
la caratteristica principale di questa meraviglia sono le foglie molto grandi e arcuate, credo che si chiamino foglie reniformi. non sottovaluterei nemmeno che è una sempreverde e che fiorisce, ovviamente solo se ne ha voglia, in inverno
sto scrivendo questo perché la mia dopo diversi anni, e la perdita di qualunque speranza, ha finalmente messo dei boccioli. non molto belli per la verità, ma comunque aspetto di vedere cosa succede.
siccome non mi ponevo il problema, avevo pensato che questo , l’ Umbilicus rupestris, potesse essere un parente del farfugium e che in qualche modo fantasioso s’inseminasse in giro, ma che che nei giardini potesse crescere e divenire la pianta che conoscevo
se ci pensate non è poi diverso da quello che succede con le rose da giardino e le rose canine che vediamo nei fossi. una rosa da giardino (che termine infelice) potrebbe essere una rosa niccolò paganini. assomiglia alla rosa canina, ma vedendo queste piante per la prima volta non se potrebbe essere certi. anche a me adesso fa ridere aver pensato che il farfugium e l’ombelico (nome affettuoso per l’ Umbilicus rupestris, fossero la stessa pianta.
Ho fotografato questo ombelichino che cresceva sotto le catene del porticciolo di Camogli, in una manciata di terra sporca. E’una deliziosa piantina, nemmeno questa mi risulta commercializzata, che si potrebbe anche far crescere a casa propria. ma è un’altra storia. non sarebbe difficile, prenderne una piccina da un muro umidiccio e metterla in un vasino.

RHUS TYPHINA
si tratta di un alberetto di dimensioni ridotte, con una chioma generalmente ordinata anche se non del tutto. a me non è piaciuto fino al 2016. aveva un non so che di vecchiotto che non era sopportabile. ed invece mi sbagliavo grandemente. Adesso con alcune riserve lo trovo piuttosto bello…o perlomeno interessante

questa foto l’ho fatta io in un giardino che abbiam piantato la primavera scorsa. anche senza il sole, colori sono comunque vivissimi

illluminate dal sole, ancora di più….


la rhus typhina produce anche queste spighe colorate, che hanno un che d’inquitante…ma non sono del tutto prive di un bell effetto decorativo. queste ultime foto le ho trovate su pinterest.
autunno: Ampelopsis brevipedunculata
la mia Ampelopsis brevipedunculata ha una bella storia. la comprò ad una fiera autunnale ( forse quella al castello di Paderna?) la mia amica Elena. era una piccola piantina a mio parere insignificante, ma a lei era venuta voglia di provarla nel lugubre inverno parmigiano. non è detto che lo sopporti, effettivamente. proviamo.
nel trasporto delle piante e nella relativa gita nel mio terrazzo e nel suo giardino per rimirare gli ultimi acquisti, Elena mi affibia una rametto di questa vite americana…prova a tenerlo anche tu, sisamai che attecchisca meglio, hai più sole, meno freddo..etc..etc.
nella totale indifferenza faccio sprofondare questo rametto in un vaso vuoto, ma dotato d’irrigazione ed un terriccio decente, e me ne dimentico.
me ne dimentico per tutto l’inverno e per la primavera. su richiesta della mia amica ho poi notato che il rametto aveva attecchito ed era in ottima forma. passa l’estate e tutta la mareggiata di fioriture e malattie e lumache e continui assestamenti all’irrigazione…queste foglioline restano abbastanza in disparte.
poi ecco che spuntano queste meravigliose bacche blu.
Rosa ‘Souvenir de la Malmaison’
questa rosa viene chiamata amichevolmente tatina. perchè è semplicemente la preferita. aTatina non si negano cure ed attenzioni. fin dall’inizio…
Tatina, deriva da una bellissima rosa che era a casa dei nonni, la casa è rimasta disabitata. il giardino è stato avviluppato e le rose hanno dimostrato che non sono delle principessine delicate. si sono fatte largo verso il sole, dimostrando di saper vendere cara la pelle. io comunque non ho mai smesso di cercare di riprodurla. e la zia prima di me. perché era un peccato non averne una di scorta. o comunque non averne almeno un paio di scorta.
quindi tatina è una talea di quella sontuosa e gigantesca rosa che ha radicato ed adesso è nel mio terrazzo. non si tratta più di una Bourbon o della “souvenir de la malmaison”, che nel frattempo è ricomparsa in vendita ed è assolutamente facile da trovare, è la mia tatina. e non ha rivali in fatto di profumo, consistenza dei petali, colore e forma. anche in un giardino enorme, troverei questi boccioli e vorrei infilarci il naso dentro.
